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mercoledì 10 aprile 2024

False credenze sotto la lente della scienza. Caccia agli errori nei materiali didattici

Abstract
Le nostre vite sono intrise di convinzioni sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli. Non sono propriamente le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti, ma si tratta piuttosto di credenze la cui falsità è stata dimostrata, e che non presentano alcuna discussione in merito. Ciò emerge anche nei materiali didattici usati a scuola. Il contributo ne illustra alcuni esempi.

Le nostre vite sono intrise di convinzioni sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli. Non sono propriamente le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti, ma si tratta piuttosto di credenze la cui falsità è stata dimostrata, e che non presentano alcuna discussione in merito.
Per un anno chi scrive ha condotto un’indagine che ha analizzato le miscredenze più diffuse nella narrazione quotidiana presenti anche a scuola, sottoponendo al vaglio circa un centinaio tra recenti libri cartacei e documenti digitali pubblicamente reperibili in rete per il primo ciclo di istruzione, su cui è stata focalizzata l’attenzione insieme a persone esperte per ciascuna misconcezione scoperta, opportunamente interpellate e coinvolte nello studio, pubblicato integralmente nel libro L’acqua è blu ma non a scuola edito da Vertigo Edizioni. Con queste persone è stata valutata l’adeguatezza educativa degli argomenti interessati e le attuali modalità di presentazione nei programmi scolastici, fornendo inoltre suggerimenti basati sull’esperienza onde evitare l’involontario perpetuarsi di tali errati cliché. Per il recupero dei libri di testo, talvolta ancor prima della loro adozione in classe, si ringraziano le seguenti realtà ferraresi: l’Istituto Comprensivo Alda Costa, il Doposcuola di Santo Spirito e il Gruppo Scout Ferrara 3.
Per ognuno dei dieci temi attenzionati nella ricerca è stata ricostruita la storia della diffusione e della smentita scientifica. A titolo di esempio sulle credenze esaminate, si citeranno in questo contributo quelle relative alle abitazioni preistoriche e all’evoluzione lineare.
Riguardo gli insediamenti preistorici, oggi il quadro appare piuttosto chiaro (Guidi, 2002): durante l’Età della Pietra i luoghi per proteggersi più utilizzati erano i rifugi naturali, eravamo ancora nomadi e di tanto in tanto ci servivamo delle caverne senza però farne delle abitazioni permanenti; al loro interno svolgevamo principalmente attività religiose, ludiche e di sepoltura, mentre per vivere costruivamo soprattutto capanne (Otte, 2012). Tutti gli esseri viventi oggi presenti sul nostro pianeta sono però frutto di un processo evolutivo (Pievani, 2010): si indica così un qualsiasi tipo di cambiamento degli organismi nel corso delle generazioni, sia morfologico sia comportamentale, non già un necessario miglioramento o progresso orientato a una versione più intelligente e avanzata dell’organismo stesso (Tuniz et al., 2013); non esiste cioè una linea univoca di ascendenza-discendenza (Consigliere, 2018). Lo stereotipo che vede i nostri antenati come cavernicoli sembra difficile da estirpare e anche a scuola molte sono le imprecisioni quando il tema da studiare è la loro vita quotidiana. Secondo l’antropologo Marco Peresani, la presenza di questo argomento nei programmi di scuola primaria e secondaria di primo grado è senza dubbio adatta, non solo perché permette di capire che l’essere umano non è sempre stato così come è oggi, ma anche per il fatto che venire a sapere di un’altra umanità che viveva insieme a noi fino a qualche decina di migliaia di anni fa può essere utile per avere uno sguardo diverso nei confronti di chi ci sta attorno, nei confronti delle nostre abitudini e in ultima istanza nei confronti della stessa natura e della nostra Terra. Per soddisfare l’argomento si dovrebbe partire innanzitutto dai dati legati al clima e all’ambiente: è stata questa la nostra forza di adattamento che ci ha permesso di diffonderci su tutto il pianeta, e anche sottolineare il susseguirsi di periodi climatici diversi nella nostra storia, come le varie ere glaciali, può essere utile a comprendere la continua trasformazione a cui è sottoposta la Terra. Inoltre si debbono sottolineare non solo le nostre caratteristiche, ma anche quelle dell’altra grande specie, i Neanderthal, diversi da noi per alcuni aspetti, ma sorprendentemente simili per altri. Purtroppo la storiella delle caverne è molto complessa da correggere, tuttavia i risultati migliori per la comprensione dei nostri antenati si hanno nel momento in cui ci si avvicina sul serio ai resti che loro ci hanno lasciato, quando cioè, per esempio, si entra realmente nelle grotte da loro affrescate, o ci si reca a visitare i musei limitrofi, che al giorno d’oggi, grazie alle nuove tecnologie, permettono di fare un viaggio nel tempo e comprendere a fondo come era la vita migliaia di anni fa. Le classi che vengono portate fuori dalle loro aule in queste occasioni rispondono sempre bene a tali stimoli, è un’emozione calpestare questi suoli ricchi di storia e di arte. Esistono ormai numerosissimi volumi divulgativi sull’argomento, da preferire rispetto alle informazioni che circolano in rete, perché spesso e volentieri sono errate e pertanto assolutamente non adatte per essere utilizzate nel contesto scuola. Anche per le persone più giovani esistono risorse e libri che raccontano questa storia in maniera semplice e affidabile. In qualsiasi caso, però, è consigliabile prediligere soprattutto gli studi effettuati da chi materialmente si reca nei luoghi per scavare e tirare fuori i reperti archeologici, senza affidarsi troppo a chi invece scrive libri da casa sua e non ha un contatto diretto con gli oggetti e le analisi. Capita, infatti, di trovare parecchie imprecisioni in testi del genere, smentite da ritrovamenti e studi recenti.
Affacciarsi al tema dell’evoluzione, e in special modo afferrarne il meccanismo, può essere tutt’altro che immediato e scontato. Esistono vari materiali, utilizzabili a scuola, molto validi, in grado di dimostrare questo assunto. Per di più, attualmente nei primi anni della primaria si tende a incrociare alcuni argomenti di storia e scienze prima di iniziare a parlare delle civiltà del passato, e dunque proprio l’evoluzione è fondamentale per comprendere le origini non solo di ogni essere vivente ma specialmente nostre. Bisognerebbe aver chiaro e far capire che abbiamo di fronte due ordini diversi di dati a nostra disposizione: un primo livello è costituito dalle informazioni paleontologiche, cioè oggetti fisici recuperati e analizzabili; il secondo invece, che è successivo, consta di tutte quelle interpretazioni antropologiche che derivano dai dati primari, ma che allo stesso tempo li superano. In quest’ultimo caso, pertanto, c’è da prestare attenzione, poiché tali rappresentazioni possono essere sia vere sia false, ma in qualunque caso non sono certe. Francamente non si riesce a capire, comunque, come mai ancora oggi nei libri di scuola siano presenti approcci abbandonati dalla comunità scientifica oramai da decenni.
L’impegno nell’informazione e nell’educazione delle giovani generazioni può davvero fare la differenza. Divulgare correttamente contenuti scientifici a tutti gli strati della società non solo è possibile, ma è doveroso, se si vuole attuare un’auspicabile partecipazione democratica in grado di prendere decisioni opportune e sensate, supportate da una solida conoscenza e consapevolezza.
Forniamo ai bambini e ai ragazzi che guidiamo con la nostra educazione gli strumenti per vivere una cittadinanza attiva. Se non siamo noi in prima persona a verificare le informazioni che consegniamo, possiamo forse pretendere che siano loro a farlo al posto nostro?

Riferimenti
Guidi, A. (2002). L’archeologia preistorica e protostorica. In Il Mondo dell’Archeologia. Treccani.
Otte, M. (2012). The management of space during the Paleolithic. Quaternary International, 247.
Pievani, T. (2010). La teoria dell’evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica. Il Mulino.
[Accesso 08.06.18].
Tuniz, C., Manzi, G., & Caramelli, D. (2013). La scienza delle nostre origini. Laterza.

IC Serrastretta. Disponibile su:

venerdì 22 dicembre 2023

Recensione di Maria Concetta Preta

T. Preta legge “L’acqua e blu, ma non a scuola” di Ivan Fiorillo

Lo spirito di U. Eco nell’opera di Ivan Fiorillo

Che Umberto Eco possedesse uno spiccato spirito umoristico lo si sapeva da tempo.
Dall’epoca di Diario minimo (1963) era evidente che in lui, oltre al raffinato intellettuale membro del Gruppo 63, c’era anche uno scrittore comico: la comicità generata dal paradosso. La menzogna l’ha affascinato così a lungo da farlo diventare un grande esperto. La menzogna e il falso sono state due delle attrazioni compulsive più coltivate da Eco nella forma bibliografica. Un tema e un motivo che sta alla base della sua stessa semiotica: il segno, dice nel suo Trattato di semiotica generale, serve prima di tutto per mentire; oltre che per rendere presente ciò che è assente.

Il giovane autore che vi presento brevemente nel mio blog letterario è Ivan Fiorillo, autore de “L’acqua è blu, ma non a scuola”.

Vediamo prima chi è il nostro Autore.

Ivan Fiorillo nasce a Vibo Valentia il 15 luglio 1996. Nel 2015 si diploma al Liceo Ginnasio Morelli di Vibo Valentia. Nel 2018 si laurea in ‘Scienze e tecnologie della comunicazione’, facoltà di ‘Lettere e filosofia’, dipartimento di ‘Studi umanistici’, presso l’Università di Ferrara ‘Ex labore fructus’, con una tesi in ‘Nuovi media per la didattica’ e pubblica per Gedi - Gruppo Editoriale - il libro ‘L’acqua è blu, ma non a scuola. False credenze tra nuovi media e materiali didattici’, riedito nel 2021 da Vertigo Edizioni. Dal 2019 collabora, in qualità di divulgatore, con il gruppo di ricerca universitario Paleoresearch. Nel 2020 si laurea in ‘Quaternario, Preistoria e archeologia’, percorso di ‘Archeologia’, facoltà di ‘Scienze matematiche, fisiche e naturali’, dipartimento di ‘Studi umanistici’, interfacoltà con Modena e Reggio Emilia, Trento e Verona, presso l’Università di Ferrara ‘Ex labore fructus’, con una tesi in ‘Cronologia e culture del Paleolitico’ e conduce ‘Lo Scettico’, il primo e unico spazio informativo e scientifico che settimanalmente, grazie alle segnalazioni degli utenti, ha smentito notizie false diffuse dai grandi media, contribuendo a fargli superare le 30.000 visualizzazioni su YouTube e i 30.000 follower sui social. Dal 2017 al 2020 svolge i ruoli di collaboratore, articolista e inviato presso la Redazione del quotidiano Ferraraitalia, pubblicando pezzi fra i più letti e condivisi. Dal 2019 al 2020 lavora per promuovere la collezione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara e dell’Abbazia di Pomposa, facendo registrare una crescita vertiginosa nelle interazioni sul Web. Nel 2021, in qualità di ideatore e autore, deposita presso la Siae - Società Italiana Autori Editori - il format televisivo di informazione scientifica sul Paleolitico ‘PaleoNews - Notizie dal Paleolitico’, con Marco Peresani come curatore e ambientato a Ferrara e si brevetta come educatore a livello internazionale. Nel 2022 si masterizza in ‘Gestione dei beni culturali’, facoltà di ‘Ambiente costruito’, dipartimento di ‘Conservazione e patrimonio costruito’, presso l’Università di Roma ‘Link Campus University’, con un progetto in ‘Tutela del patrimonio paesaggistico’ e, in qualità di ideatore, autore e conduttore, deposita presso la Siae - Società Italiana Autori Editori - il format televisivo di divulgazione scientifica a 360 gradi ‘ZoomWorld - Ingrandimenti di un piccolo pianeta’. Dal 2021 al 2022 conduce il miglior canale italiano di ‘Scienza e tecnologia’ su Twitch, ‘PodcastFiore’, il primo e unico prodotto a mostrare il backstage della divulgazione con decine di ospiti anche internazionali - circa 300.000 visualizzazioni per quasi 300 puntate e più di 2.000 ore di diretta con un centinaio di abbonamenti mensili; tuttora attivo come podcast, su Spotify ha pubblicato il 97% in più di contenuti rispetto agli altri del settore e rientra nel top 5% dei più condivisi al mondo - . Nel 2023, in qualità di ideatore, autore e conduttore, deposita presso la Siae - Società Italiana Autori Editori - il format televisivo di comunicazione scientifica sulle scoperte e invenzioni italiane ‘Cerca Trova - Scoperte e invenzioni’. Dal 2022 al 2023, da ricercatore indipendente, collabora con studiose e studiosi appartenenti a diversi Atenei per recuperare materiale documentario raro in biblioteche altamente specializzate e stende 12 lavori scientifici su altrettante ricerche condotte contemporaneamente in prima persona e sempre sul campo.

L’acqua è blu, ma non a scuola è un saggio divulgativo che intende mettere in luce e smantellare le false credenze, così comuni nel nostro immaginario, descrivendole con rigore e smentendole scientificamente, e ne viene analizzata la diffusione attraverso i new media. Solo con una verifica metodica, infatti, è possibile mettere alla prova le nostre conoscenze, anche quelle più radicate. Particolare attenzione è dedicata nel testo al mondo della scuola, mettendo alla prova i materiali didattici su cui studiano oggi le cittadine e i cittadini di domani. Infatti l’A. analizza libri di testo e documenti digitali recenti, alla ricerca delle false credenze tra i banchi di scuola (da qui il provocatorio titolo!). Con una persona esperta nella materia, si analizzano i risultati e ci si interroga su come confezionare correttamente le stesse informazioni, visionando il materiale raccolto nell’appendice, dove si trovano i documenti cartacei e a seguire quelli online. Così chiosa Ivan: “Siamo responsabili del mondo futuro, abbiamo in mano l’educazione di coloro che reggeranno le sorti dell’umanità – e non sono parole ardite. Cosa stiamo loro insegnando?

Il libro è stato presentato alla Festa della Scrittura-II edizione – ideata e condotta dalla prof.ssa M. Concetta Preta nell’Aula Magna “Carlo Diano” del Liceo Classico M. Morelli di Vibo Valentia il 6 giugno 2023. Tra i momenti salienti della manifestazione, proprio l’intervista a Ivan Fiorillo. In tale contesto, i ragazzi si sono confrontati con l’autore in merito alla comunicazione contemporanea, le bufale o fake news, la menzogna tacciata per verità, le false credenze e i miti da sfatare, passando dallo scetticismo greco antico di Luciano di Samosata alla semiologia postmoderna di Umberto Eco.

domenica 24 settembre 2023

Recensione di Zoom24

Un successo, nella libreria vibonese "Cuori d'inchiostro", la presentazione del libro di Ivan Fiorillo

Era stracolma la saletta della libreria indipendente “Cuori d’inchiostro”, per la presentazione del libro “L’acqua è blu ma non a scuola”; l’autore, il giovane comunicatore e archeologo vibonese Ivan Fiorillo, ha conversato con Francesca Griffo, la curatrice della rassegna di presentazioni della libreria, e Gernando Marasco, noto docente di una scuola secondaria di Primo grado del capoluogo.

Che l’acqua sia incolore è una credenza sbagliata, purtroppo veicolata anche nei testi scolastici e nella didattica; nel libro di Fiorillo, un testo scientifico-divulgativo ricco di contenuti e di dati ma scritto in forma scorrevole, si parla di questo e non solo. Le nostre vite sono intrise di convinzioni in realtà sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli. Non sono propriamente le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti; si tratta piuttosto di credenze la cui falsità è stata dimostrata e che non presentano alcuna discussione in merito.

Con la collaborazione di esperti e scienziati intervistati nel libro, vengono analizzate e confutate alcune miscredenze diffuse nella narrazione quotidiana, anche nel mondo dell’educazione,suddivise in innocue e pericolose; resta da capire perché continuino ugualmente a diffondersi… Forse grazie ai nuovi social-media?…

martedì 19 settembre 2023

Recensione di The Dailycases

Il ventiseienne vibonese Ivan Fiorillo e il suo libro rivelazione

“L’acqua è blu, ma non a scuola” di Ivan Fiorillo a “Un libro al mese. Visti da Vicino”. Un libro pieno di risposte che incuriosisce e scuote.

Vibo Valentia Capitale Italiana del libro 2021, ospita un giovane figlio, Ivan Fiorillo, autore di un testo intrigante, L’acqua è blu, ma non a scuola.

L’ introduzione emozionata è di Concetta Silvia Patrizia Marzano, presidente dell’associazione organizzatrice “L’Isola che non c’è”. Parla di un ragazzo, l’autore, presenza costante in associazione fino a quando impegni di istruzione e lavoro non lo hanno portato altrove.

L’assessore alla cultura Daniela Rotino Araneo, nei saluti di rito, manifesta l’orgoglio della città e la sua curiosità per il libro.

La parola va al professore Giuseppe Pagnotta, consigliere dell’associazione che conduce la presentazione. Dell’autore mette in evidenza sensibilità e attenzione, la passione per l’ approfondimento di ogni argomento.

Laureato in scienze e tecnologie della comunicazione, Ivan prosegue gli studi universitari.

Si laurea in Quaternario Preistoria ed Archeologia a Ferrara e attualmente frequenta un master in Gestione dei beni culturali e gestisce un podcast.

Dopo un breve scambio di battute con l’autore, il professore legge parte del rapporto Censis sulla situazione sociale del paese. Dati preoccupanti che rendono di estrema importanza gli studi di Ivan Fiorillo, ha sottolineato, poiché nostre vite sono intrise di convinzioni in realtà sbagliate.

False conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli.

Il lavoro di Ivan rivela le miscredenze più diffuse, dal momento della nascita a quello della smentita.

Convinzioni innocue, ma anche pericolose, di cui non si comprende la continua a diffusione.

Il dialogo tra il professor Pagnotta e Ivan Fiorillo si è sofferma sul mondo dell’istruzione e dell’educazione. Ivan racconta del suo lavoro di ricerca su materiali didattici cartacei e digitali.

Un primo risultato, dice, è arrivato proprio dai libri di scuola nei quali errate convinzioni continuano a essere presenti. Nella parte conclusiva del volume, ogni misconcezione scoperta è stata analizzata insieme a esperti del settore.

Una disamina attenta e precisa, quella del professore Pagnotta, che si è conclusa con la domanda su una delle convinzioni analizzate, “ma insomma l’acqua di che colore è?”

Ivan ha spiegato che è stato dimostrato che l’acqua è blu e che trasparenza che noi vediamo è data dalla bassa concentrazione delle molecole. Eppure a scuola si insegna che l’acqua è incolore, inodore, insapore. Inutile, ha detto, sottolinearlo alle case editrici che lo riportano nei loro libri.

Tra i numerosi interventi anche quello del vice sindaco Domenico Primerano.

Recensione de L' Isola che non c'è

Un gruppo di scienziati ha dimostrato che l’acqua è blu. La trasparenza che noi vediamo è data dalla bassa concentrazione delle molecole. Eppure a scuola continuano ad insegnare che l’acqua è incolore, inodore, insapore.

Le nostre vite sono intrise di convinzioni in realtà sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli.

Non sono le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti, ma proprio quelle non discusse di cui la falsità è dimostrata.

Delimitato il campo di indagine, ecco l’analisi delle miscredenze più diffuse nella narrazione quotidiana, suddivise in innocue e pericolose.

Individuato il momento della nascita lo step successivo è stato trovare quello della smentita.

Cercare di capire il perché queste, continuano ugualmente a diffondersi, soprattutto grazie ai nuovi media è il nuovo passo.

Infine, un focus sul mondo dell’educazione, per comprendere quanto esse continuino a essere presenti anche a scuola, per il tramite dei materiali didattici cartacei e digitali, che analizza insieme a persone esperte per ciascuna misconcezione scoperta.

La presentazione

L’acqua è blu, ma non a scuola, è il titolo del libro scritto da Ivan Fiorillo. La nostra presidente, Concetta Silvia Patrizia Marzano, ha presentato con emozione Ivan che, ancora minorenne, frequentava la nostra associazione.

Un ragazzo sensibilissimo ed attento che ama approfondire ogni argomento, come ampiamente evidenziato alla fine della presentazione dai numerosi suoi ex insegnanti presenti in sala.

Nei saluti di rito, affidati all’assessore alla cultura, Daniela Rotino ha sottolineato il suo desiderio di essere presente per ascoltare un giovane della nostra città, che le ha fatto superare tutte le difficoltà della giornata.

La parola è stata affidata quindi al professore Giuseppe Pagnotta, componente del nostro direttivo in qualità di consigliere.

La sua disamina è stata attenta e quantomai precisa. Partito dall’ analisi del rapporto Censis sulla situazione sociale del paese, ha evidenziato le convinzioni degli italiani che per percentuali sono preoccupanti…

Alcuni interventi dal pubblico al termine della serata, anche del vice sindaco Domenico Primerano, nella quale a ritirare la pergamena che consegniamo ad autori e relatori è stato il padre di Ivan Fiorillo.

Intervista per Vertigo Edizioni

L’acqua è blu ma non a scuola’ è il libro di Ivan Fiorillo edito da Vertigo Edizioni.

Si parla di fake news, di teorie complottiste, di verifica delle notizie in questo libro in cui l’autore compie un’analisi delle miscredenze più diffuse nella narrazione quotidiana.

Noi di Vertigo Edizioni abbiamo intervistato Fiorillo per conoscere di più lui, il suo rapporto con la scrittura e i retroscena del suo libro.

Riportiamo di seguito l’intervista a Ivan Fiorillo.

E’ possibile imparare a individuare le fake news?

Non solo è possibile, ma diventa sempre più necessario nel mondo che si sta affacciando al post-Covid. I dati dimostrano che la stragrande maggioranza della nostra popolazione non è in grado di gestirsi autonomamente nella ricerca di notizie e nello studio di fatti controversi. Il punto di inizio è il dubbio: solo attraverso una sana curiosità si entra nella facoltà di interrogarsi su ciò che succede. Ma questo non basta, in quanto l’infosfera è ricca di insidie e inganni, che possiamo rifuggire analizzando le fonti. Approfondendo ciascuna affermazione riportata in un testo e verificandone l’affidabilità nei termini in cui viene presentata, saremo in grado di stabilire la serietà di chi condivide contenuti, al di là della sua ufficialità – i fatti certi e indiscutibili devono essere mostrati come tali, quelli incerti e discussi vanno piuttosto indicati nella loro problematicità – . Chi disinforma per malafede non rifiuta l’utilizzo di tecniche manipolatorie ben note a chi studia la comunicazione. E pur essendo state messe in pratica in maniera estremamente visibile durante questo periodo di sindemia, poche persone, ahimè, le hanno scavalcate trovando una maggiore forza dalle debolezze di un sistema che sta per crollare.

Come ha scelto il titolo del suo libro?

Inizialmente, la mia tesi di laurea si intitolava “False credenze tra nuovi media e materiali didattici”. Poche parole che racchiudevano a pieno la ricerca che porto avanti in queste pagine, eppure non ne ero pienamente soddisfatto, soprattutto perché nel frattempo io e la mia relatrice, la pedagogista Loredana La Vecchia, avevamo deciso di pubblicare l’intero testo, essendo uno studio totalmente innovativo e mai prima d’ora realizzato. Mi sforzai dunque di catturare più efficacemente quanto di più sorprendente fosse contenuto all’interno del futuro libro. E trovai la quadra! Presi spunto dalla prima falsa credenza, fra tutte quelle che selezionai insieme alle persone esperte contattate, che smonto scientificamente, la più incredibile e impensabile: il colore dell’acqua. Ma non era sufficiente, poiché racchiudeva solo un aspetto della ricerca, le misconcezioni della vita quotidiana. Mancava l’elemento del mondo educativo, e non fu difficile legarlo all’intuizione precedente. Nacque così “L’acqua è blu, ma non a scuola”, non un titolo criptico o evocativo, ma vero alla lettera: l’acqua è fisicamente blu, ma non a scuola, dove invece spesso si insegna qualcos’altro. E per spiegare ancora meglio il contenuto del libro, senza necessariamente dover leggere la quarta di copertina, usai il vecchio titolo come nuovo sottotitolo.

Quale messaggio vuole lasciare con il suo libro?

Il mio libro è una ferocissima denuncia, documentata in un testo scientifico referato e discusso presso l’Università degli Studi di Ferrara, contro l’attuale universo dell’informazione e dell’educazione. Il giornalismo ha abdicato alla propria funzione originaria di controllo del potere e la scuola ha rinunciato al proprio incarico costituzionale di formazione delle coscienze. La prima edizione del libro, in autopubblicazione ufficiale, uscì nel 2018, e questo configura una questione: siccome generalmente gli appartenenti a una comunità professionale sono tenuti a rimanere aggiornati sulle ultime novità, dovremmo aspettarci, in un mondo ideale, che i miei colleghi operatori della comunicazione monitorino costantemente le ultime uscite in libreria, attraverso i cataloghi annuali delle nuove pubblicazioni. Il mio testo, il cui oggetto risulta evidente dalla presentazione, avrebbe dovuto essere letto dai giornalisti, considerando che per la prima volta ho mostrato, con esempi, le differenze tra bufale, fake news, teorie del complotto, bugie mediatiche e leggende metropolitane. Sono tuttavia portato a credere che ciò non sia avvenuto, visto che addirittura l’informazione non corretta è a dismisura aumentata nell’ultimo periodo, oppure semplicemente si è fatto finta di nulla, con la grave conseguenza di non portare alla luce la vergognosa trasmissione di concetti errati sin dalla prima elementare.

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?

Ogni nuova esperienza di scrittura, per me, è come un viaggio alla ricerca della conoscenza. La prima cosa è individuare l’argomento, e per farlo parto da una domanda, una domanda che pone un quesito e alla quale non è ancora stata trovata una risposta. Perché mai, infatti, dovrei ripetere un qualcosa già esaminato da altri? Poi è il momento di decidere il percorso logico da affrontare, per strutturare in maniera sensata lo studio che si intraprende e presentarlo nel miglior modo possibile a tutti i tipi di pubblico. Giungo così alla raccolta del materiale, che mi vede necessariamente spostarmi dal mio abituale posto di lavoro, per recarmi nei luoghi coinvolti dalla mia analisi e conoscere personalità di spicco nei settori trattati. E’ di certo la fase più dilatata e impegnativa, e non raramente ci si scontra con problemi burocratici o di altra natura. Quando inizio a scrivere, però, è tutta un’altra storia: il tema è ormai nelle mie mani, e mi lascio trasportare dall’emozione. Scrivo tutto di seguito, quasi di getto, e al termine di ogni paragrafo torno indietro rileggendo il testo, come fossi un’altra persona armata di penna rossa. I segreti del mestiere, però, non si possono svelare tutti…

E’ già al lavoro su un nuovo libro dopo ‘L’acqua è blu ma non a scuola’?

Sono particolarmente contento e orgoglioso del libro appena pubblicato, con una veste completamente nuova, dalla Vertigo Edizioni. E sempre con tale casa editrice è in campo la lavorazione al mio secondo saggio, di cui ancora preferisco non anticipare troppo. Sarà un testo che ritengo ancora più incisivo e rilevante, perché presenterà una innovazione del tutto inaspettata nel campo della divulgazione. Grazie allo studio di quasi 500 documenti, dove l’Italia svolgerà il ruolo di assoluta protagonista, si arriverà alla codifica teorica di nuove proposte utilizzabili da chi è impegnato nella mediazione culturale a tutto tondo. Sarà un modo per progettare il futuro della nostra società – la società della conoscenza? – guardando verso il nostro passato più remoto. Ma sarà anche un test che effettueremo per mettere alla prova i reali o sedicenti divulgatori presenti oggi nelle differenti generazioni di media. Un’opera monumentale, specchio della mia imperitura e imprescindibile sete di conoscenza, che porterà in esclusiva il pubblico lettore, tra le altre cose, nel dietro le quinte della più famosa e riconosciuta rivista italiana che da decenni avvicina chiunque, senza distinzioni di età o grado di scolarizzazione, alla Storia, alla scienza e all’archeologia.

Noi di Vertigo Edizioni ringraziamo ancora Ivan Fiorillo per averci dedicato il suo tempo e gli auguriamo di ottenere il riscontro che merita per il suo libro.

domenica 25 ottobre 2020

Onu: tra diritti umani e fake news






Le notizie false, completamente o in parte inventate, non sono tutte uguali. Alcune sono frutto della fantasia, altre un astuto miscuglio di elementi reali e menzogne create ad arte: le più insidiose.

Il voto di rinnovo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha fatto molto parlare di sé, tuttavia l’espressione dei propri personali punti di vista non giustifica l’affermazione di avvenimenti o condizioni prive di riscontri o verifiche. Il Giornale ha pubblicato la notizia il 14 ottobre, “Ai diritti umani l'Onu vota Cina Cuba e Russia”, alternando dati accertati con pure speculazioni. Già la prima frase, “Se sbatti in galera gli studenti di Hong Kong che chiedono libertà e vera democrazia, avveleni gli oppositori, tagli a pezzi un giornalista scomodo e trasformi una rivoluzione in dittatura”, contiene tre affermazioni non verificate. Il riferimento del primo pensiero è alla Cina, accusata di reprimere le “manifestazioni pro democrazia”: si tratta di una visione faziosa, difendibile, che non tiene in considerazione la posizione governativa cinese, contraria al sostegno degli Stati Uniti nei confronti delle proteste - tale appoggio finanziario è riconosciuto unanimemente - . Da un lato, uno Stato che tenta di sedare contestazioni atte a modificare la costituzione nazionale; dall’altro, uno Stato estero che le appoggia economicamente. Il secondo inciso ha invece come bersaglio la Russia, in merito alla quale si parla dei “troppi avvelenamenti, come quello che ha mezzo ammazzato l'oppositore Alexei Navalny”; un oppositore che però non ha alcun peso in Russia ed è praticamente sconosciuto, oltre a essere fortemente legato agli Stati Uniti. Mai sono state fornite prove in grado di dimostrare le accuse di avvelenamento, neppure in questo caso. Ma la terza perla è riservata all’isola ribelle, Cuba, trasformata in “dittatura a conduzione familiare”: si è di fronte, stavolta, a una visione eurocentrica e filoccidentale che prescinde dalla complessità della questione - né tutto il popolo cubano disprezza il governo, né è adeguato trasferire le nostre categorie concettuali a una società differente - . Su Cina e Russia l’articolo continua poi con altre due inesattezze. Si sostiene che la minoranza musulmana degli uiguri venga “«rieducata» dai mandarini comunisti con metodi da lager”, ma non sono disponibili argomenti definitivi né a sostegno né in contrasto con tale credenza. A Putin, d’altro canto, si addossa la colpa di appoggiare Lukashenko, “l'ultimo dinosauro dell'era sovietica in Europa”, non rimembrando il supporto statunitense alle attuali proteste, con ingentissime quantità di denaro investite in progetti interni alla Bielorussia. Uno Stato è dunque autorizzato a fare ingerenza, mentre un altro no?

Notizie, editoriali e commenti non necessariamente devono privarsi dei pareri personali di chi scrive, ma la deontologia e il rispetto del pubblico impongono la chiara separazione tra fatti verificati e opinioni discutibili.



domenica 18 ottobre 2020

“Negazionisti”, sì, ma dell’informazione






Il potere non può gradire i moti di dissenso esternati dal popolo, ma il giornalismo, quale baluardo di democrazia, non può nascondere la propria deontologia. Che sia d’accordo o meno sul fatto da raccontare, chi lavora nell’informazione è tenuto a darne notizia con imparzialità.

Il 10 ottobre si è svolta a Roma, a piazza San Giovanni, la ‘Marcia della Liberazione’, promossa dalla giornalista Tiziana Alterio, dall’attivista Moreno Pasquinelli, dal giurista Mauro Scardovelli, dal filosofo Diego Fusaro, dal giornalista Francesco Toscano, dal giornalista Glauco Benigni, dall’attivista Emiliano Gioia e dalla deputata Sara Cunial. Al grido delle parole-chiave “disobbedienza civile”, “resistenza”, “condivisione” e “liberazione”, le richieste della piazza erano due: la fine del neoliberismo e l’attuazione della Costituzione italiana originaria. Dieci i pilastri per la realizzazione del progetto, a cui hanno aderito più di quaranta realtà legate alla politica, alla formazione, alla medicina e all’ecologia: moneta e Stato sovrani, lavoro e reddito minimo per chiunque, difesa delle piccole e medie imprese e del tessuto produttivo nazionale, controllo delle multinazionali, tasse eque con un 2020 tax free, moratoria sul debito pubblico, libertà di scelta terapeutica e no alla dittatura digitale, nazionalizzazione delle banche e delle aziende strategiche, più investimenti pubblici nella sanità e nella scuola, fine dello stato d’emergenza con ripristino della democrazia e della libertà. Con più di trenta interventi dal palco in programma, la manifestazione si è protratta per tutto il pomeriggio, riuscendo ad arrivare fino alla fine grazie al rispetto delle misure governative, mentre in caso contrario sarebbe stata sciolta dall’intervento delle forze dell’ordine presenti. I fatti sono questi: un gruppo di persone scende in piazza, e se ne dà notizia riportando le istanze espresse. Una prassi sconosciuta in quel di Open, edito da un giornalista a capo di un telegiornale, Enrico Mentana, che il giorno dell’evento titolava: “Coronavirus, negazionisti in piazza a Roma: disordini con la polizia per un fermo. Identificati in 50: multe da 400 euro”. Anche guardando la diretta della manifestazione si scopre che nulla ha avuto a che fare con atteggiamenti negazionistici, né con posizioni aprioristicamente di antieuropeismo, di antivaccinismo o contro il 5G, come invece si legge nel sommario. L’articolo li chiama “no mask”, ma le prove dicono il contrario. “I cittadini scesi in piazza San Giovanni protestavano contro l’obbligo della mascherina e negare l’effettiva pericolosità del coronavirus”: a parte l’italiano incerto, segnaliamo in questo caso che i contenuti della protesta erano altri. Il partito Vox Italia viene detto antieuropeista - ma non lo è - e il Movimento 3V viene detto antivaccinista - ma non lo è - .

Agendo democraticamente, il comitato organizzatore sta procedendo per vie legali contro la disinformazione che ha toccato l’incontro. Ma può non bastare, di fronte al terrorismo mediatico: dove sono, oggi, coloro che si mostravano nemici dell’incitamento all’odio?



domenica 11 ottobre 2020

“Superdiffusori” del coronavirus? Facciamo chiarezza






Torniamo a parlare di coronavirus: la tenacia dimostrata da molte testate ci costringe ancora una volta a evidenziare le loro mancanze.

Una ricerca, pubblicata su Science il 30 settembre, ha fatto molto parlare di sé, talvolta a sproposito. Il focus era preciso: “L’epidemiologia e le dinamiche di trasmissione della Covid-19 in due Stati indiani”, ossia uno studio finalizzato alla ricostruzione dell’epidemiologia, da marzo ad agosto, in un contesto privo di grandi risorse - non è il primo articolo ad affrontare la questione, ma uno dei pochissimi - , con l’obiettivo di migliorare le misure di controllo in questi luoghi sfortunati del pianeta. I due Stati, grazie ai dati raccolti, hanno consentito di ripercorrere la trasmissione del virus e di valutare la mortalità della malattia: sono tra gli Stati indiani che vantano una sanità migliore rispetto ad altri. Le misure precoci in merito alla sorveglianza della patologia hanno incluso test di riconoscimento per il Sars-Cov-2, dei quali viene sottolineata l’imprecisione, rivolti a chiunque fosse andato alla ricerca, presso strutture sanitarie, di cure per una grave malattia respiratoria acuta o per una malattia simil-influenzale, ma anche un tracciamento dei contatti avuti dalle persone con Covid-19 confermata o sospetta, con successivi test a ciascun contatto, indipendentemente dalla presenza di sintomi, per identificare una possibile trasmissione partita da un caso primario. Particolari, questi, da non dimenticare nella comprensione del lavoro, unitamente al fatto che i dati raccolti non sono stati sottoposti ad alcun comitato revisore, poiché gestiti a livello governativo. Sulla base di tali dati, monchi di alcuni casi non segnalati e dunque di una visione completa delle infezioni secondarie, sono state presentate delle ipotesi capaci di spiegare le osservazioni eseguite. In numeri: i dati di tracciamento dei contatti analizzati includevano solo il 20% di tutti i casi segnalati come casi indice e rappresentavano solo il 19% di tutti i contatti tracciati. I casi rintracciati, si legge, potrebbero non essere rappresentativi dell’intera popolazione, poiché oltretutto l’impegno nella ricerca dei casi è variato in termini temporali e spaziali. Tra i risultati si è supposto, in mancanza di elementi probatori - nessuna informazione sulle tempistiche dei sintomi in relazione ai test - , che i contatti risultati positivi ai test siano stati infettati dai casi indice cui erano stati riferiti, giungendo così alla descrizione di un modello compatibile con quello della superdiffusione. Si è visto, inoltre, che i contatti con la stessa età erano associati al maggior rischio di infezione, ma anche in questo caso l’articolo ammette di non essere in grado di considerare con certezza il ruolo svolto dagli individui più giovani, visti i limiti già segnalati.

Nulla di dimostrato, quindi, checché ne dica il Corriere della Sera del 2 ottobre - “Coronavirus, il potente ruolo dei superdiffusori provato su Science” - .



domenica 4 ottobre 2020

Sono tornati: troll russi, ma a stelle e strisce






Ve lo confesso, mi mancavano. Questa storia dei troll russi non la sentivo da un po’, ma l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali non ha che riesumato una vecchia favola ansiosa di riscontri reali.

Nonostante da anni si continui a parlare di troll russi nelle campagne mediatiche occidentali, mai alcuna prova è stata portata avanti a supporto di tale teoria. L’idea di un grande complotto ordito dai servizi segreti russi ai danni di tutto il mondo, oltre a non avere alcun senso e a non conformarsi alla tradizionale politica di non ingerenza, consegna ai nostri tempi una versione aggiornata della millenaria russofobia. Ed è anche una questione tecnologica: pur prendendo le accuse di fake news come vere, l’impatto che queste possono avere è di gran lunga meno importante rispetto all’interferenza silenziosa delle compagnie di big tech, le quali dispongono di potenze di calcolo decisamente maggiori rispetto alle possibilità presenti in Russia. Lo ha evidenziato lo psicologo e studioso dei media Robert Epstein, figura di spicco dell’American Institute for Behavioral Research and Technology, il quale ha mostrato in anni di ricerche come, almeno dal 2016, enti privati del calibro di Google e Facebook abbiano indirizzato i propri contenuti in favore di una precisa parte politica, la cosiddetta ala democratica. I dati raccolti e pubblicati, naturalmente, non riguardano l’intenzionalità o meno della tendenza posta sotto pubblico dominio, ma si limitano a mettere in luce la situazione al di là delle possibili cause. Sulla base delle analisi quantitative condotte, è emerso che: in occasione delle elezioni presidenziali del 2016, potenzialmente almeno 2,6 milioni di voti, provenienti da un elettorato indeciso, sono stati portati in sostegno di Hillary Clinton; durante le elezioni di medio termine del 2018, Google ha manipolato l’invito a votare; nelle settimane precedenti, potenzialmente più di 78 milioni di voti sono stati spostati da distorsioni nei risultati di ricerca su Google; il completamento automatico di Google può fortemente plagiare un elettorato indeciso; si può calcolare un’influenza di Google su elezioni in tutto il mondo di oltre il 25% almeno dal 2015. Sulla base di tali dati quantitativi, innegabili, sono state proposte le proiezioni riguardo lo spostamento di voti e il condizionamento individuale. A ciò vanno inoltre aggiunte due questioni in merito a Google: la sorveglianza e il silenziamento. Non solo, poiché la vicinanza tra la Clinton e Google è confermata dalle e-mail desecretate. E il 23 settembre leggevamo su Wired “Ai troll russi ora basta ripetere ciò che dice Trump”, a firma di Albachiara Re, non nuova a queste notizie!

Come non ricordare, poi, il caso dei bot russi creati proprio in America? O la grande montatura del Russiagate? Le proverbiali fake news di Trump e i fantomatici attacchi hacker di Putin ci distraggono piuttosto dai temi più urgenti per la democrazia: possono entità private condizionare la vita pubblica?